Dopo aver chiarito la differenza tra cioccolato e cioccolata, torna l’angolo di Berica Editrice dedicato alla lingua italiana, La situazione è grammatica. In questo episodio, parleremo della virgola e, in particolare, di come si usa questo importante segno di interpunzione, di come ha avuto origine e della sua evoluzione.
Cos’è una virgola e a cosa serve
Come il punto, il punto e virgola e i due punti, la virgola è un segno di interpunzione. Al contrario del punto, però, che serve a segnalare una pausa forte, la virgola è un segno di interpunzione debole che, nella frase, corrisponde a una pausa breve. Mentre il punto segna la fine di una frase, la virgola collega diverse parti della stessa frase che, però, hanno lo stesso soggetto logico. La virgola può essere usata in diversi contesti tra cui, ad esempio, negli elenchi e negli incisi. Approfondiremo la questione nei prossimi paragrafi.
Com’è stata creata la virgola
Sapevi che gli antichi Romani e Greci non usavano alcun tipo di segno di interpunzione? O, per meglio dire, non esisteva alcuna regola generalmente accettata per l’uso dei segni che venivano mano a mano inventati. Molto probabilmente, la punteggiatura era vista come un elemento superfluo, in quanto si pensava che le relazioni logiche tra le frasi, le pause e le intonazioni fossero facilmente intuibili grazie a fattori come il contesto e la grammatica. Fu il filologo e grammatico greco Aristofane di Bisanzio, vissuto nel II secolo a.C. che, secondo tradizione, introdusse nelle frasi scritte ben tre diversi tipi di pausa. Queste andavano indicate posizionando un punto, che veniva posizionato in zone diverse della riga a seconda dell’uso che se ne intendeva fare. Il punto posizionato nella parte media della riga era chiamato colon e quello che si scriveva nella parte superiore, invece, era nominato periodus. Quando il punto era nella parte inferiore della riga, infine, veniva chiamato comma e rappresentava la pausa più debole. Questa è diventata, nel corso del tempo, la virgola. Nella lingua inglese odierna, infatti, la virgola ha mantenuto il suo nome originario. Nel Medioevo, a questi segni iniziarono a esserne affiancati sempre di più. Alcuni di questi vengono usati tuttora, molti dei quali nella loro forma “evoluta”. La pausa che oggi viene indicata dalla virgola, era espressa anche attraverso altri due segni: una barra obliqua “/” e da un apice che stava sopra a un punto. Proprio quest’ultimo simbolo è il progenitore della forma odierna della virgola che tutti conosciamo e usiamo nella vita di ogni giorno. Forma che apparve per la prima volta nell’edizione dell’editore veneziano Aldo Manuzio del De Ætna, trattato in cui si parla di un’escursione naturalistica svolta a partire da Messina fino alla cima del vulcano in eruzione.
Quando usare la virgola
La virgola segna, come abbiamo sottolineato, una pausa debole nella frase e può essere utilizzata in numerosi casi. Ad esempio, può segnalare:
- un elenco, come in “Ha comprato pere, banane, ciliegie e kiwi”;
- un inciso, come nella frase “Il cioccolato fondente è, a parer mio, più buono di quello al latte”;
- un vocativo, ad esempio in “Mario, sbrigati!”.
La virgola va usata anche nel caso di apposizione, cioè di un sostantivo che ne accompagna un altro con la funzione di determinarlo e di attribuirgli una proprietà particolare. Un’apposizione può precedere il nome a cui si riferisce o essere messo dopo di esso. In quest’ultimo caso, il sostantivo che funge da apposizione va preceduto dalla virgola. Come, ad esempio, in “Francesco Rossi, idraulico”. Nel caso delle proposizioni relative, la virgola ha una funzione distintiva, nel senso che la sua presenza o meno modifica il senso della frase. Ad esempio, è molto diverso dire:
- I critici che erano presenti all’inaugurazione dell’esposizione rimasero stupiti dalla tecnica del giovane artista (= solo i critici presenti sono rimasti stupiti);
- I critici, che erano presenti all’inaugurazione dell’esposizione, rimasero stupiti dalla tecnica del giovane artista (= la categoria dei critici in generale).
Inoltre, la virgola va usata anche per separare una proposizione da una che sia introdotta dalle congiunzioni “ma”, “tuttavia”, “però” e “anzi”. Quindi avremo, ad esempio, “Pensavo avrebbe piovuto, ma il tempo è stato sereno per tutto il fine settimana”.
Quando non si usa la virgola
Dopo aver visto quando usare la virgola, è altrettanto importante specificare alcuni dei casi in cui non si può usare il segno di interpunzione che indica una pausa breve. Per prima cosa, è necessario sottolineare per bene che tra soggetto e virgola non va mai messo niente, ben che meno la virgola. Se si mettesse la virgola in quel caso, infatti, sarebbe come scrivere, ad esempio, “Sara, sta mangiando una mela”. La virgola non va mai messa nemmeno a dividere il verbo e il complemento, o avremmo frasi come: “Stefano scrive, un libro”. Pure il sostantivo e l’aggettivo non vanno mai divisi. O rischiamo di ritrovarci tra le mani frasi come: “Ho appena letto il libro, blu”. Altri casi in cui non va mai usata la virgola sono tra la proposizione principale e la proposizione:
- soggettiva, o avremmo frasi del tipo “È necessario, decidere cosa fare”;
- oggettiva, per non incorrere in frasi come “Credo, che andrò a lavare i piatti”;
- interrogativa indiretta, o avremmo frasi come “Mi chiese, se volessi una mela”.
Affronteremo la questione legata all’uso della virgola prima della congiunzione “e” in un altro articolo, poiché più complicata di quanto non potrebbe sembrare a un primo sguardo e merita di essere approfondita singolarmente.