Si parla nuovamente di noi su Avvenire. Dopo gli articoli su Emanuela Roman e Serena Di, ora è il turno di Fabrice Hadjadj, autore di A me la gloria. Porti la tua croce come il pavone dispiega la sua ruota? Nel pezzo si affronta il concetto di come, nella preghiera, si ripeta molte volte il concetto di “gloria” senza, troppo spesso, comprenderne il significato vero e più profondo. Si legge in A me la gloria, che «il Signore ci domanda di rendergli gloria, e noi cantiamo che è grande, che è bello, che è potente, ma non è per lui, come se ne avesse bisogno, come se avesse gravi problemi d’autostima e occorresse che la sua creatura lo rassicurasse ogni volta sulla sua divinità. Se ci fa questa domanda, come tutto ciò che ci domanda, non è per lui, ma per noi».
Sulle pagine di A me la gloria, l’autore cerca di ripensare il concetto di gloria, muovendosi allegramente dalla gloria di Dio a quella del sasso, del pavone o della civetta, passando senza vergogna attraverso la sua personale gloria. L’idea di “gloria”, infatti, è essenziale alla rivelazione biblica più ancora che alla ragione pagana, ma è stata spesso trascurata a profitto di un’umiltà che sembra convenire più ai pusillanimi che non ai magnanimi.
Fabrice Hadjadj è padre di nove figli, oltre che filosofo, saggista e drammaturgo. Nato nel 1971 a Nanterre, da una famiglia ebrea di origini tunisine, nel 1998 si è convertito al cattolicesimo. Dirige l’Istituto Philanthropos a Friburgo in Svizzera e collabora alle riviste Art Press e Limite. Ha vinto il Gran Premio della letteratura cattolica nel 2006 e il Premio Internazionale Cultura Cattolica di Bassano del Grappa nel 2021. Diverse sue opere sono state pubblicate in italiano, tra cui: Mistica della carne. La profondità dei sessi (Medusa, 2009), Farcela con la morte. Anti-metodo per vivere (Cittadella, 2009) e Perché dare la vita a un mortale & altre lezioni italiane (Ares, 2020).
A me la gloria è disponibile nel nostro Shop in formato cartaceo ed e-book.
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