La scrittura e l’arte del sushi

In molti paragonano la scrittura di un romanzo (o, più in generale, ogni arte) a un buon vino che, per esprimere al meglio le sue potenzialità, deve invecchiare. Noi vogliamo fare un passo in più: paragonando l’esercizio della stesura di un libro niente di meno che al sushi. Pietanza a cui è dedicata la giornata di domani 18 giugno. Ma come? Il sushi non è un cibo fermentato (ovvero che deve essere lasciato macerare a lungo). Infatti, non ci riferiamo al cibo in sé, ma al cammino che porta alla sua preparazione. In Giappone, infatti, gli apprendisti chef di sushi, prima di imparare a preparare il riso, devono fare anni e anni di duro praticantato. Al contrario di quanto si potrebbe pensare è il riso, infatti, e non il pesce, l’ingrediente principale di questo piatto prelibato. E, allo stesso modo in cui l’allievo si prepara dietro le quinte, anche la scrittura di un romanzo prevede diverse fasi che non vengono viste dai lettori finali. A partire dalla più ovvia: la stesura della prima bozza. Ma, prima di arrivare a proporre il manoscritto a un editore, questo deve essere lavorato con pazienza passando per varie riletture, le correzioni di bozze per eliminare più refusi possibili e la fase dei beta reader. Questi sono dei lettori imparziali selezionati in genere dall’autore e che, dopo aver letto la bozza del libro, evidenziano gli eventuali punti di forza e le inevitabili lacune. Perché questo passaggio è così importante? Perché aumenta di molto le possibilità che un editore risulti interessato al prodotto che gli viene inviato e che decida di pubblicarlo.

E tu? A cosa paragoni la scrittura di un romanzo? Faccelo sapere con un commento qui sotto.

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