Recensione “Di notte si vede chiaro”

Bellissima recensione sul quindicinale n° 5/15 Città Nuova che analizza fatti, attualità, tendenze, spiritualità e storie di vita dalla prospettiva del dialogo e della fraternità.

“13 storie di cammini complessi che vivono e rendono possibile la speranza. Pagine di luce, quella disincantata e solida che di notte trova la sua verità. Il viaggio del libro è intorno all’esperienza forte di accoglienza nelle case della rete territoriale di inclusione sociale della diocesi di Vicenza e ha richiesto tortuosi percorsi di fattibilità ma alla fine ha visto la luce editoriale. Dieci giornalisti e scrittori di diversa estrazione e passione, coinvolti in un progetto insolito: raccontare cosa c’è oltre il portone di quel muro che nasconde all’elegante Vicenza la sofferenza e la condivide, se ne prende cura, l’accompagna con vigore buono, ma deciso. Storie narrate in stili diversi, della vita che rinasce, tenacemente, dopo aver imparato a lottare. Scrive Cotrozzi, il curatore, direttore del Corriere Vicentino: «Abbiamo raccontato le storie che ci sono capitate senza filtri, senza limiti, in totale libertà, usando forme discordanti, ma che ognuno di noi sentisse adatte a chi stavamo raccontando». Sono persone dalla storia improbabile, ma reale. Così vera che a raccontarla sembra di commettere una violazione, perché la vita vera e cruda prende forma solo se la si guarda “da insolite prospettive”. Don Giovanni, della Caritas, spiega che tutto passa attraverso la gratuità del volontario che accoglie le fragilità dei “senza” (cittadinanza, documenti, terra, risorse…) lavorando di “relazione”, e non di “prestazione”. Sono vicende di uomini e donne fortunati, perché incontrati, riconosciuti, appartenuti a qualcuno e a qualcosa, dopo un viaggio deludente, dopo la ribellione e la fatica della violenza esercitata e subita dall’infanzia, dopo l’abbandono e la separazione, la malattia e Sofferenza, spesso atroce, che si trasforma in speranza. Se non lo trovate in libreria, chiedete il libro all’editrice.”

Annamaria Gatti

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