Torna l’angolo di Berica Editrice dedicato alle figure retoriche. Nella prima puntata abbiamo affrontato la differenza che c’è tra metafora e similitudine. Questa volta, invece, parleremo di una figura retorica chiamata “allitterazione“. Si tratta dell’incontro tra parole in cui c’è una ripetizione di uno o più suoni. Uno degli esempi più noti di allitterazione lo troviamo nel famoso sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare composto da Dante Alighieri. Un altro esempio, sempre tratto dai versi del Sommo Poeta, lo incontriamo nel primo canto del Paradiso. Qui, infatti, Dante scrive: «Perché appressando sé al suo disire» ripetendo, appunto, il suono cononantico “s” in ben tre parole che si trovano vicine l’una all’altra. Questo espediente linguistico, però, non è presente solo nelle forme letterarie, ma anche nel linguaggio comune. Come? Ad esempio, in alcune locuzioni come “bello e buono” o “senza capo né coda”.