La situazione è grammatica: l’uso dei numeri romani

Siamo talmente abituati a usare le cifre arabe (1, 2, 3 per intenderci), che spesso ci dimentichiamo che esistono anche altre tipologie di numerazione. In Giappone, ad esempio, hanno dei caratteri totalmente diversi per indicare i numeri (一, 二, 三 ad esempio). Tuttavia, per trovare maniere diverse di scrivere i numeri, non è necessario spingerci fino al Sol Levante. Anche nel Bel Pese, infatti, sono esistite numerazioni diverse.

I Romani (con la maiuscola perché indica gli antichi Romani), usavano un sistema molto diverso per scrivere i numeri. Non con delle cifre, bensì con delle lettere. Perché impararlo? Perché i numeri romani vengono ancora oggi utilizzati per diversi scopi. Come, ad esempio, indicare i secoli nei documenti ufficiali e nei nomi dei papi. Come funzionano i numeri romani? Scopriamolo insieme.

Come funzionano i numeri romani

Il numeri arabi a cui siamo abituati si basano su un sistema di numerazione posizionale, in cui le cifre assumono un determinato valore a seconda della posizione che hanno nel numero. Un 1 nello spazio delle decine, infatti, non ha lo stesso valore della stessa cifra posta nello spazio delle centinaia. Nel primo caso, infatti, quell’1 vale 10. Nel secondo caso, vale 100. Non proprio la stessa cosa.
Nella numerazione romana, invece, ogni lettera indica un numero ben preciso. E sempre lo stesso. Vediamo insieme qualche esempio:

  • I -> 1 in cifre arabe
  • V -> 5
  • X -> 10
  • L -> 50
  • C -> 100
  • D -> 500
  • M -> 1000

A partire da queste lettere, si possono formare tutti i numeri in quanto la numerazione romana è di tipo additivo-sottrattivo:

  • Una lettera posta a destra di una più grande (o uguale) si somma. Per esempio
    • III -> 3
    • XX -> 20
    • XXVIII -> (30+5+3)=38
  • Una lettera posta a sinistra di una maggiore si sottrae, ma solo per I, X e C. Per esempio:
    • IV -> 4
    • IX -> 9
    • XLIX -> XL:50-10=40 e IX: 10-1=9 -> 40+9=49

Inoltre, i simboli I, X, C, M possono essere ripetuti fino a 3 volte consecutive all’interno dello stesso numero a differenza di V, L, D che non possono essere inseriti più di una volta consecutiva.

Numeri ordinali

I numeri romani possono essere usati non solo nel caso del numeri cardinali, ma anche di quelli ordinali (primo, secondo, terzo, per intenderci). Con le cifre arabe, quando utilizzate come numeri ordinali, è necessario un accorgimento. A destra del numero, in alto e in piccolo (ad apice, insomma), va aggiunta una piccola o oppure una a (a seconda che debba concordare con un nome maschile o femminile). Così avremo 1° (primo), 1^ (prima), 2° (secondo), 2^ (seconda), e così via.
Per i numeri romani, il discorso è leggermente diverso. Infatti, questi non hanno bisogno di aggiungere nulla. In questo modo, diventerà: il XX secolo (e non XX° secolo, per indicare il ‘900) e papa Giovanni Paolo II (e non papa Giovanni Paolo II°).

Piccola curiosità

Lo sapevi che, tra i numeri romani, non esiste lo zero? Di conseguenza, al tempo dei Romani non esistevano nemmeno i numeri negativi. Allo stesso modo, con i numeri romani, non era possibile indicare le frazioni.

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