L’evoluzione della figura della donna in letteratura e il test di Bechdel

Da angelo a demone, la figura femminile in letteratura è sempre stata soggetta a una dicotomia descrittiva tra gli autori che la rappresentano come figura angelica e quelli che, invece, la dipingono come una tentatrice. In questo articolo parleremo di come è cambiata la percezione delle donne nelle opere di finzione presentando, infine, il test per scoprire quando vengono sviluppate in modo approfondito.

L’evoluzione della figura femminile

Nel corso dei secoli, la figura femminile nella letteratura ha subito cambiamenti radicali. A partire dai racconti epici, come l’Odissea di Omero dove Penelope, moglie di Ulisse, rappresentava l’ideale di sposa e madre perfetta. Per arrivare al Dolce Stil Novo e i suoi esponenti, tra i quali spicca Dante, che vedevano nella donna non un essere di questo mondo, ma addirittura una figura angelica e la principale, se non unica fonte di ispirazione a cui l’uomo fa riferimento nel comporre brani poetici. Basti pensare al fatto che il Sommo Poeta scelga come sua guida nel Paradiso una donna, Beatrice, mentre all’Inferno e al Purgatorio era un uomo che lo conduceva, ovvero Virgilio.

Dal lato opposto, ci sono gli autori che descrivevano e descrivono le donne come fonte di tentazione, al pari di un vero e proprio demone. Poi ci sono autori che, nella loro opera, presentano entrambe le casistiche. Come, ad esempio, Bram Stoker nella sua celebre opera Dracula. In questo romanzo, uno dei maggiori esponenti della letteratura gotica, descrive due tipologie di donna. Da una parte la donna angelica nella figura di Mina, sposa di Jonathan Harker, il protagonista della narrazione. Dall’altra ci sono le donne vampiro, ovvero le donne viste come incarnazione di tutto ciò che è impuro e negativo. 

In tempi recenti, le figure femminili nella letteratura si sono arricchite diventando da personaggi a persone a tutto tondo. Ma come riconoscere, ad esempio, un romanzo scritto bene da uno in cui i personaggi femminili sono solo figure piatte che servono a motivare le azioni del protagonista? In nostro aiuto arriva il fumettista statunitense Alison Bechdel con un test ad hoc.

Le figure femminili e il test di Bechdel

Nel mondo delle opere di finzione, è stato creato un test per vedere se le figure femminili nelle varie opere sono state ben sviluppate o se, al contrario, sono state trattate come mero espediente narrativo e in modo superficiale. Per poter superare il test di Bechdel, in un’opera di finzione deve essere presente almeno una scena in cui due o più donne parlano tra loro di un argomento che non sia un rappresentante del sesso maschile. Questo test può essere reso ancora più “severo” aggiungendo la condizione che il nome delle due donne sia noto a chi usufruisce dell’opera di finzione in questione. 

Questi criteri sono stati enunciati per la prima volta nel 1985 in una vignetta in cui due donne discutono di cinema. Il test di Bechdel prevede requisiti minimi che, al giorno d’oggi, ci paiono scontati. Ma è veramente così? Nel non così lontano 2010, un noto critico cinematografico ha sottolineato come la maggior parte dei film in lizza per un premio Oscar nell’anno precedente non avrebbe potuto neppure partecipare al prestigioso concorso, se il test di Bechdel fosse stata una delle caratteristiche richieste. Lo sapevate, ad esempio, che il lungometraggio Avatar non supera il test? Sebbene includa più di due personaggi di cui sappiamo il nome e che parlano tra loro, l’unico argomento della discussione gira attorno a un uomo. Nemmeno la trilogia originale di Star Wars se la cava meglio, con personaggi femminili che nemmeno hanno occasione di parlare tra di loro. Tuttavia, anche il test di Bechdel presenta dei limiti. Pur essendo un utile strumento per vedere se le donne sono state sviluppate come personaggi a tutto tondo o come semplici macchiette, infatti, non aiuta a verificare se l’opera in questione presenta contenuti e temi sessisti. Anche nel caso le figure femminili siano tra i personaggi principali.

È cambiato qualcosa?

La risposta è si. Con il passare del tempo, infatti, le donne nel mondo della letteratura e dell’editoria si fanno sentire sempre di più e con maggior chiarezza arricchendo con il loro punto di vista il panorama della letteratura e delle opere di finzione sia come personaggi, sia come autrici.

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